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Obblighi vaccinali e Scienza 3 parte

Perché la verità viene ostacolata?

Occorre tenere presente che nei vaccini non c’è solo la presenza tossica contenuta negli adiuvanti e talora negli eccipienti, ma anche i principi attivi, attenuati o inattivati con frazioni batteriche o virali, tossine trattate con formaldeide per diventare anatossiche, sequenze di DNA ricombinante ottenute da materiali genetici sintetici,… Materiali con dosaggi standard discutibili, preposti a indurre immunità specifiche, che possono anche provocare le stesse infezioni che vorrebbero evitare, oppure altri fenomeni come la  variazione del patrimonio genetico e altro ancora, spesso impossibile da terminare. Come già affermato nella prima parte i vaccini in uso sono farmaci biologici multicomponenti stocastico-probabilistici, non sottoposti a ricerche prolungate, tanto meno a vigilanza attiva, una volta effettuati. Sono note molte vicende relative alle pratiche vaccinali, alle case produttrici, alle strutture sanitarie. Ma è la stessa scienza attuale che va riesaminata.

A cominciare dalla mancanza di ricerca. Un esempio su tutti: la Facoltà di Biotecnologie molecolari dell’Università di Torino, su richiesta delle Procura di Torino, attraverso l’analisi di un esperto, ha confermato le ricerche del dott. Montanari e della dott.ssa Gatti, circa la presenza in alcuni vaccini di nanoparticelle. Tungsteno, rame, zinco, manganese, piombo,. Secondo la Facoltà c’è da stare tranquilli, non sono pericolose, lasciando passare l’ipotesi, tra le varie possibilità, di una “limatura” causata dall’attrito dell’ago(!). (La procura, invece, ha chiesto invece indagini supplementari) (Note finali)

La risposta più profonda, adeguata e precisa la troviamo nel lavoro di Aldo Sacchetti, lo scienziato italiano probabilmente più grande dell’ultimo secolo. Medico igienista, autore di libri fondamentali, come Sviluppo o Salute, L’Uomo Antibiologico e Scienza e Coscienza, è stato uno dei primi a comprendere cosa nuoce all’essere umano. Brani e pagine che seguono sono tratte da alcune sue opere, saggi e articoli.

Ricerche eluse

Attività doviziose di laboratorio vengono spese a verificare la funzionalità di questa o quella parte del corpo, i parametri fisiologici di liquidi organici, ma sempre evitando ogni investigazione sui collegamenti fra dato clinico e agenti tossicologici esterni.

E’ legittimo pensare che tante e tali omissioni, inspiegabili in una società così attenta ai valori della ricerca, non si darebbero se tutto un atteggiamento mentale e pratico non subisse l’influenza, diretta e indiretta, di un sistema produttivo il cui vitale interesse è proprio quello di dissimulare la sua qualità antibiologica”. (A. Sacchetti, Sviluppo o Salute, 1982) (Note finali)

Errori nel Paradigma Scientifico attuale

Sacchetti coerentemente, nei suoi scritti e nei capolavori L’Uomo Antibiologico e Scienza e Coscienza, demolisce il paradigma vigente. Ecco una sintesi del suo pensiero in proposito.

Responsabile è la stessa scienza, il suo paradigma. Ancorata alla sperimentazione, isola il campo di indagine dalla globalità spazio-temporale delle interazioni naturali alla matematica, guida sovrana nel dominio dell’abiotico, ma non tale in quello del vivente. Questa scienza è inevitabilmente indotta a interessarsi solo dei problemi risolvibili con gli strumenti materiali e concettuali a disposizione. Il metodo galileiano, utile a esplorare quanto è riducibile entro il paradigma della fisica classica e a dominare le macchine, è stato incautamente applicato alla comprensione e manipolazione della biosfera, dove viviamo e da cui dipendiamo. L’organismo biologico, dal punto di vista fisico, è un sistema termodinamico aperto che può mantenere il proprio ordine interiore solo grazie alla continua introduzione di strutture materiali ed energetiche coerenti, ordinate dalla vita stessa (per mezzo della luce solare captata dalla fotosintesi) e alla continua espulsione dei cataboliti, di ciò che ad esso non è più utile.

Le macromolecole di ogni creatura vivente veicolano uno specifico contenuto informativo, codificato da quasi quattro miliardi di anni nella stessa sostanza chimica mediante un medesimo alfabeto, selezionando ciò che consente la vita dalle sostanze ed energie non adatte.

Il contenuto informativo della vita è fondamentale, caratterizza ogni organismo e la biosfera nel suo complesso.

L’informazione presuppone sempre una relazione comunicativa, uno scambio di messaggi. Ma un messaggio è veramente tale solo se può essere compreso, come un concetto espresso in una lingua sconosciuta difficilmente viene capito da chi non conosce quella lingua.

La flessibilità dell’input deve mantenersi entro i limiti dinamicamente tracciati dalla storia evolutiva della specie, la filogenesi. Il flusso deve soprattutto essere fisiologico (da physis = natura) e rispettare le necessità di equilibrio (omeostasi), cioè l’ordine programmato e vincolato in miliardi di anni. Dalla sua idoneità chimica e fisica deriva un effetto strutturante. Dall’inidoneità un effetto destrutturante, patologico.

Il più grave errore della scienza attuale è di trascurare una legge fondamentale della fisica: La dispersione della materia, quando viene trasformata, assume forme in gran parte estranee alla vita. E’ la legge termodinamica dell’Entropia. L’uomo è un sistema “aperto” in costante scambio con l’ambiente esterno. Non riconoscere gli effetti imprevedibili e subdoli, gravemente lesivi dell’ordine della vita ne fa una scienza mutilata. Che invece continua ad arrogare a sé verità scientifica.

I principi nutritivi fisiologici rappresentano messaggi per le strutture biologiche geneticamente preparati a riceverli, elaborarli, utilizzarli. Distribuite dall’apparato circolatorio, tutte le sostanze fisiologiche, comunque assorbite (attraverso i polmoni o il tubo digerente) costituiscono precisi messaggi per i meccanismi energetici e biosintetici del flusso vitale. Nel complesso intreccio delle molteplici vie metaboliche, il prodotto di ogni reazione chimica (e ne avvengono ogni secondo a migliaia in ogni cellula) diviene uno specifico segnale, attivatore o inibitore, secondo le esigenze, per gli enzimi destinati a catalizzare la reazione successiva. Le molecole artificialmente create (o usate) dall’uomo sono spesso non biodegradabili, perché mute: incapaci di comunicare con la mente metabolica di strutture viventi mai trovatesi, nel lungo corso dello sviluppo evolutivo degli organismi viventi (filogenesi), a interagire con esse e ad elaborare nei loro confronti valide risposte enzimatiche.

Nell’organismo biologico nessuna sostanza è fisicamente inerte: ogni molecola del flusso in entrata comporta comunque un lavoro per il suo impiego o per essere rimossa, demolita, eliminata. E se queste operazioni attive non sono possibili per mancanza di enzimi adatti, la presenza di una molecola estranea nel denso tessuto di messaggi rappresenta ugualmente, a livello ultramicroscopico, una macchia organizzativa, un ostacolo alla comunicazione, un disturbo del flusso informatico che è l’essenza stessa della vita.

Ma, anche dal punto di vista chimico, le sostanze xenobiotiche introdotte non sono generalmente inerti. Assurda è anche la pretesa di quantificare determinate correlazioni e di stabilire standard di accettazione di singole sostanze chimiche, radiazioni o altre forme di energia, non fisiologiche dal punto di vista qualitativo o quantitativo.

Correlazioni isolate non esistono nella realtà: sono un’astrazione tipica della nostra attività mentale. L’equilibrio dinamico di una struttura dissipativa (questo noi siamo in realtà) è condizionato dalla globalità del flusso chemio-energetico che l’attraversa.

Ciascuno si trova in un momento diverso della propria parabola vitale: diversi sono (oltre al corredo genico, identico solo nei gemelli monozigoti) lo stato di degradazione interna, la funzionalità dei singoli organi, le potenzialità enzimatiche e reattive. E generalmente dissimili sono anche le condizioni al contorno. Perciò è imprevedibile la risposta soggettiva a variazioni minime di singoli parametri del flusso in entrata.

Del pari, qualsiasi tipo di energia assorbita comporta un’analoga attività di riequilibrio omeostatico. Le fluttuazioni all’interno di un organismo nascono e vengono amplificate da un’infinità di fattori chimici, fisici, biologici, di cui sarebbe vano pretendere di fotografare staticamente un ruolo specifico.

A livello microscopico gli effetti deterministici sono INEVITABILI, perché anche l’organismo umano è governato dalle grandi leggi dell’ecologia: OGNI COSA è CONNESSA CON QUALSIASI ALTRA, OGNI COSA DEVE FINIRE DA QUALCHE PARTE, ossia ha un percorso nell’ecosfera.

Il principio fondamentale, va ribadito con A. Sacchetti: Non esistono sostanze o energie indifferenti per un essere vivente e limite “tollerabile” non è sinonimo di inoffensivo.

L’inerzia biologica di sostanze chimiche altamente attive non riconosciute né assimilabili, come il metile di mercurio, l’alluminio, il piombo, le nanoparticelle, non esiste!

Nell’infanzia, per le esigenze metaboliche della crescita, i flussi che hanno connotazioni tossiche sono nettamente più intensi rispetto al peso corporeo i bambini subiscono perciò, più degli adulti, ogni tipo di inquinamento: farmacologico, aereo, idrico, alimentare!

Ogni loro molecola impegna l’omeostasi dell’organismo in un’attività difensiva che finisce per diventare logorante e distruttiva per gli equilibri metabolici, già sproporzionati tra la quantità tossica e il peso del bambino.

Affondo alla Farmaco-Scienza

Oltre che nella teoria, anche nella ricerca medica esiste un grave squilibrio. Ecco come già nel suo primo libro lo descrive:

“Nel campo sanitario e farmaceutico la ricerca è quasi totalmente sostenuta dal finanziamento industriale. La letteratura scientifica prolifera senza posa a documentare l’efficacia di nuove sostanze nel controllo di un morbo o di un parametro biochimico. I migliori cervelli della fisica, della chimica, della medicina si applicano non già a scoprire le cause delle malattie degenerative, sibbene a mettere a punto strumenti terapeutici, protesici e di diagnosi clinica.

In verità l’industria non ha tanto interesse a identificare l’eziologia dell’aterosclerosi o del cancro, quanto a lucrare sulle infermità da essa stessa provocate, sfruttandole in circolo chiuso come fonte d’una nuova domanda merceologica. L’industria della salute ha potuto così dilatarsi fino a divenire tra le maggiori del mondo.”

L’attenzione rivolta alla fenomenologia corporale dell’evento patologico, inteso come alterazione anatomica o funzionale da correggere con interventi sul malato, contribuisce a distogliere dalla ricerca dei fattori causali primari. E qui si insinua il colossale imbroglio dell’industria chimica, responsabile di quelle stesse malattie degenerative che pretende di guarire.

Abbiamo visto che Il rischio iatrogenico, quello provocato dalla terapia, secondo Sacchetti viene quando il flusso chemio-energetico in entrata non è conforme alle normali necessità metaboliche preordinate dall’evoluzione umana.

“Quando si somministrano principi fisiologici, come vitamine, soluzioni reidratanti o nutritive, glucosio nelle crisi ipoglicemiche insulina nei diabetici insulinodipendenti, il problema è essenzialmente quantitativo. Se invece, sia pure a scopo sanitario, si introducono sostanze o energie non fisiologiche, come nella stragrande maggioranza dei casi, il problema diventa qualitativo e la componente dannosa inevitabile… Le manifestazioni “collaterali” precauzionalmente segnalate nelle singole specialità medicinali non comprendono che una minima parte delle ripercussioni biochimiche imprevedibili e destinate a rimanere per la massima parte occulte.” (A. Sacchetti, L’Uomo Antibiologico, cap. 10, La medicina smarrisce il filo della vita, p. 107-108).

“Tra farmaco e veleno la differenza è sempre relativa, dipendendo da un rapporto qualitativo fra dosi, tempi di assunzione, interazione con altre sostanze e capacità biochimiche soggettive di mantenere il metabolismo compatibile con le esigenze omeostatiche. Un farmaco, per innocuo che sia, impegna in qualche modo il patrimonio enzimatico dell’organismo, per il quale non esistono sostanze inerti. Ogni molecola che vi entra comporta un lavoro per la sua utilizzazione o per la sua neutralizzazione, per la sua demolizione, coniugazione, eliminazione: ciascuna tappa di questo lavoro implica la partecipazione di qualche enzima e un trasferimento di energia.” (A. Sacchetti, Sviluppo o Salute, Cap.X, L’Ultima Beffa p. 179)

Omeostasi è la tendenza dell’organismo a mantenere in equilibrio i suoi processi metabolici (e quindi tutti i parametri ad essi collegati, come la temperatura, la pressione e il pH del sangue, il livello degli ormoni, ecc.) rispetto alle variabili condizioni dell’ambiente esterno. Anche nel microscopico, la vita e il funzionamento di ogni cellula è condizionata all’integrità dei suoi meccanismi omeostatici, intesi a mantenere le caratteristiche fisico chimiche del suo ambiente interno.

Si ritiene che l’evoluzione prebiotica – durante la quale si è coniato, sperimentato, setacciato l’alfabeto chimico della vita – sia durata almeno 700 milioni di anni e che siano occorsi poi ben altri due miliardi per arrivare dai primi batteri alle prime cellule nucleate. Un passo breve, compiuto con enorme lentezza. Lentezza quasi incredibile rispetto alla rapidità evolutiva degli ultimi seicento milioni di anni, culminati nella coscienza dell’homo sapiens, ma iniziati quando le forme di vita più progredite erano i primitivi trilobiti marini e non esistevano ancora né pesci, né alberi, né insetti.

Possiamo capire questa apparente incongruenza considerando che proprio nei primi due miliardi di anni dell’era biotica – e mentre gli stessi microrganismi fotosintetici liberavano ossigeno nell’acqua e nell’aria, con conseguente modificazione dell’atmosfera e del clima in modo favorevole allo sviluppo vitale – si gettavano le fondamenta dell’evoluzione successiva, collaudando e selezionando i meccanismi primari dell’organizzazione intracellulare: unità elementare da cui sorge il miracolo della nostra stessa esistenza e nella quale anche gli esseri macroscopici si riconoscono fratelli.

La continuità della tela che viene tessuta sulla Terra da oltre tre miliardi e mezzo di anni trova riscontro nei modelli funzionali di base: tutte le forme di vita hanno in comune la molecola di adenosin-tri-fosfato (ATP) come fonte energetica immediata e traggono dalla demolizione dei legami tra il carbonio e l’ossigeno del glucosio – o di un suo segmento a 3 atomi di carbonio – l’energia necessaria a ricostituire l’ATP. Tutte racchiudono negli acidi nucleici l’informazione indispensabile alla riproduzione, al coordinamento dell’intero complesso delle attività metaboliche e si servono di essi per il montaggio delle proteine; tutte fabbricano gli acidi nucleici con i medesimi 5 nucleotidi, le proteine con gli stessi amminoacidi (poco più id 20 tra quasi 200 esistenti in natura). Tutte impiegano proteine come enzimi per catalizzare la miriade di reazione chimiche contemporanee in cui, istante per istante, realizzano la propria identità.

Anche la composizione minerale della materia vivente, pur variando da una specie all’altra, ha una caratteristica precisa: soltanto 27 elementi ne fanno fisiologicamente parte. Meno di un terzo di quelli presenti nel Pianeta.

Dal punto di vista energetico e biochimico, le affinità tra uomo, batterio, foglia, farfalla, sono assai maggiori delle diversità. Questo dovrebbe farci avvertiti di quanto sia illusorio il disegno di annientare chimicamente gli organismi concorrenti o indesiderati senza subire alcun danno. Dovrebbe anche ammonirci sull’impossibilità di adattare noi stessi a un vulnere inferto alle radici della vita. Se radiazioni – ionizzanti o non – e innumeri sostanze chimiche colpiscono gli acidi nucleici, la minaccia riguarda ogni creatura vivente.

L’alfabeto chimico della vita non è più modificabile senza annullare tutto ciò che finora con esso è stato scritto. Il poema della natura perderebbe senso e leggibilità. L’entropia dell’informazione vincolata segnerebbe probabilmente la fine della biosfera.

La cultura della società industrializzata, funzionale al macchinismo, è ferma alle idealizzazioni della fisica classica: astraendo singoli rapporti di causa ed effetto dall’infinita complessità del divenire, ha praticamente tagliato i ponti con la biologia. L’uomo tecnologico sembra incapace di comprendere la vita perché i suoi schemi culturali sono modellati per comprendere la macchina. L’esigenza di quantificare, di attingere l’intelligibilità matematica dei fenomeni, lo induce a rappresentarsi una natura passiva, inerte, sottomessa a leggi deterministiche di cui egli deve soltanto impossessarsi per costruire, trasformare, dominare.

La vita viceversa è nascita e morte, creatività, storia, imprevedibilità: non può essere descritta in termini meramente deterministici e quantitativi. Ciò non significa che non possa essere capita dalla scienza: occorre soltanto un approccio nuovo, che superi i limiti del riduzionismo galileiano. (A. Sacchetti, L’Uomo Antibiologico, Cap.9, Comprendere o perire)

Il nuovo Paradigma unirà metodi diagnostici certi e le utili discipline per vivere nell’insieme olistico di uomo e habitat naturale. Poiché l’uomo non è un oggetto, e l’ambiente dove vive e da cui trae sostentamento si chiama Biosfera. Finora la Fisica nel suo insieme è stata relegata ai margini, a favore delle Chimica. Non si potranno più rifiutare le fondamentali acquisizioni del secolo scorso nella fisica, nella termodinamica, nella biologia, nella bio-elettrodinamica quantica.

Aldo Sacchetti è un faro che illumina la nascita di una nuova Scienza. Specialmente negli ultimi scritti ha mostrato che la via, indispensabile per arrivare, passa attraverso il culmine del processo evolutivo, il fiore ultimo, il più nobile e delicato della creazione: la coscienza umana. (Note finali)

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         NOTE FINALI

Articolo de La Stampa su indagine Università di Torino

http://www.lastampa.it/2018/02/23/cronaca/tracce-di-tungsteno-nei-vaccini-indagine-per-farmaci-imperfetti-lesperto-nessun-pericolo-lSRl51IVVrq3Oyb90vz5jJ/pagina.html e PDF

Ricerche eluse

           Aldo Sacchetti “Sviluppo o Salute: la vera alternativa” Patron Editore 1982 Premio speciale “Firenze Ecologia”

Attacco alla Farmaco – Scienza

Aldo Sacchetti – il capolavoro degli anni ’80 “L’Uomo Antibiologico. Riconciliare società e natura” Feltrinelli 1985, 1990 adesso Arianna Editrice con appendici finali presso https://www.macrolibrarsi.it/ebooks/ebooks-l-uomo-antibiologico.php

           L’ultimo libro, testamento scientifico culturale “Scienza e Coscienza L’armonia del vivente” Arianna Editrice 2002 e 2006, nuova versione con introduzione, nuova biografia e inediti, in uscita in edizione Arianna ebook presso Macro Gruppo Editoriale

https://www.gruppomacro.com/prodotti/scienza-e-coscienza-ebook

           Altri scritti di Aldo Sacchetti sono disponibili chiedendo a funzionenaturale@gmail.com

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